Un’etica bruciata da un gesto consumato dal pregiudizio
Leggo su un quotidiano che un’associazione che si occupa di attività di ascolto, accoglienza, sostegno e ospitalità protetta per donne vittime di violenza, rifiuta la donazione di duemila euro da parte di Fabrizio Corona. Che fosse in denaro o in abbonamenti in palestra poco cambia, il problema e’ che nella deontologia del nome “associazione” vi è, anche se dimenticato, un “dovere” etico che non avrebbe senso di esistere se ne perdesse valore. Un’associazione contro la violenza sulle donne rifiuta un gesto di un uomo che per motivi di finte morali perbeniste non sarebbe idoneo a donare, quindi creano un gruppo per aiutare donne maltrattate e ne creano contemporaneamente un altro a favore di discriminazione e disparità. Se commetti un reato e sconti la tua pena scordati per l’eternità di poter far parte dell’attuale società perché sei marchiato a vita, soprattutto se a giudicarti sono donne che sembrano voler bene al mondo ma portano dentro di se una gran rabbia anche nei confronti di chi nemmeno per l’idea le ha mai sfiorate. Associazione è unione, è aggregazione; beneficienza è virtù che consiste in giovare e far bene altrui così come volontariato, ben disposto ed incline ad aiutare categorie di persone che hanno bisogno di aiuto e assistenza. Vi garantisco che nella mia minuziosa ricerca in Treccani, Accademia della Crusca, Zingarelli, Zanichelli, Vangelo e Bibbia, Corano, Torah, Canone Tibetano, e potrei continuare all’infinito, non ho trovato nessuna postilla che dichiarasse esente o non abilitato a donazioni benefiche chiunque abbia subito una condanna.
Ricordo di aver partecipato qualche mese fa ad una serata benefica a favore di un’associazione ferrarese con ugual obiettivo. Proposi di scrivere un articolo divulgandone i buoni propositi ed il loro impegno. La presidente mi contattò per chiedermi se io fossi una donna con idee politiche di destra o di sinistra perché in base alla mia scelta politica avrebbero accettato o meno l’articolo che io avrei scritto (gratis), considerando che il delicato argomento di una donna violentata non c’entra proprio un bel niente con destra o sinistra e che almeno in queste cose si schierassero tutti dalla parte del giusto e di coloro che hanno subito una violenza! Detto ciò mi domando se non sia il caso di curare questa rabbia repressa e questi pregiudizi,* non formando un associazione, ma investendo in competenti strizza cervelli così da evitare di ridursi a finte consolatrici solo per medicare ed incerottare il proprio dolore.
Orde di persone mediamente scosse da elementi disturbanti appartengono ad associazioni, gruppi filosofici, religiosi…senza togliere la finalità di queste ammirevoli attività, se praticassero come i loro maestri insegnano nulla ci sarebbe da eccepire ma ahimè spesso mi è capitato di inciampare in dissonanti organizzazioni a scopo “vuoi tu prendermi come tuo legittimo sfogo?”. Una sorte di “ti aiuto per aiutarmi” ma non ti aiuto se non mi aiuto. Molto semplice la riflessione, molto difficile la discussione di sé. Considerando l’origine ed il sano e saggio principio, lo spirito sarebbe quello di accoglienza, tolleranza, ascolto, comprensione, e aiuto ma non prima di aver superato il test simpatia! Mandai ad un gruppo buddhista un articolo riguardante la mia sensibile e toccante esperienza ascetica, il desiderio di condividerlo con chi credevo fosse in grado di comprendere senza alcun giudizio fu volgarmente risvegliato da una sensazione di totale chiusura e la risposta alla mia gioia di comunicare tale splendida avventura fu di attenermi alle sole frasi di un fondatore ed educatore di questa “associazione”. In sintesi, non siamo interessate alla tua esperienza ma facciamo un copia e incolla di ciò che troviamo su un testo et voila che come dei soldatini svolgiamo la miglior pratica “risolvitutto”. Ovviamente perdendo per strada la sostanza del principio fondamentale, rivelandosi assai distante dal Dharma originale del Buddhismo. Non voglio immaginare se avessi commesso un reato quale sarebbe stata la loro reazione. L’assenza di democrazia all’interno di questo gruppo, con ogni decisione presa dall’alto lascia pensare ad un “multilevel-marketing”.
Ma che gioia realizzare che per ignoranza è meglio rifugiarsi in chi non ti cura la mente ma te la distorce passando attraverso cuori fragili. Se ignoranza deve essere allora mi diverto di più a conversare con chi “ignora” totalmente l’esistenza di questo mistico mondo o di quell’altro solidale e vivendo nel suo mi racconta qualcosa di nuovo ma soprattutto di vero!
Ora non dico di telefonare al Dalai Lama ma siate attenti a dove accompagnate la vostra anima, chi possiede la meravigliosa predisposizione a “riunire per aiutare” non rifiuterà mai nulla di voi purché sia a fin di gioia. Fabrizio Corona non immaginava che dopo essere stato giudicato in un tribunale avrebbe dovuto affrontare il giudizio del gentil sesso incazzato con lui non per le sue scorribande lavorative ma perché troppo maschio, categoria bandita da chi si improvvisa salvatrice del mondo femminile!
Strano modo di aiutare chi ha profonde ferite, e ancor più strana scelta rifugiarsi in dissimulate e subdole congregazioni per paura di scoprirsi diversi, forse non ho ancora capito nulla di questo pazzo mondo?
- Libro consigliato: Il pregiudizio. Che cosa è, come si riduce di Alberto Voci e Lisa Pagotto
Invece, chi è in alto controlla chi debba o meno avvicinarsi, seleziona, alza bene il confine perché può meglio influenzare chi è all’interno e, in tutto ciò, riesco a vedere davvero poco sentimento.
L ignoranza è forza :
La schiavitù è libertà:
La guerra è pace.